Quando è necessario intervenire per curare un disturbo d’ansia?
Quando l’ansia raggiunge livelli elevati e costanti, si presentano sintomi fisici come: tachicardia, alterazioni del respiro, confusione e vertigini, tensione muscolare e tremori, nausea, diarrea
Quando queste sensazioni si presentano senza un motivo reale, diventando sempre o quasi sempre presenti, la persona si sente limitare nella propria libertà e nella propria vita da continue difficoltà e paure, che possono condizionare anche scelte personali, professionali, affettive e di movimento.
È utile rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per un aiuto e una cura quando l’ansia e i suoi sintomi compaiono spesso e per periodi prolungati, quando hanno un’intensità eccessiva rispetto alla situazione o quando si prova ansia in situazioni che la maggior parte delle persone affronta senza particolare disagio.
Inoltre, è consigliabile rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta quando per evitare qualsiasi condizione possa generare ansia, le scelte di vita di una persona sono pesantemente condizionate e limitate.
Curare una fobia
La fobia è una paura marcata e persistente con caratteristiche peculiari:
- è sproporzionata rispetto al reale pericolo dell’oggetto o della situazione;
- non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti;
- supera la capacità di controllo volontario che il soggetto è in grado di mettere in atto;
- produce l’evitamento sistematico della situazione-stimolo temuta;
- permane per un periodo prolungato di tempo senza risolversi o attenuarsi;
- comporta un certo grado di disadattamento per l’interessato;
- l’individuo riconosce che la paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell’oggetto, attività o situazione temuta.
Il trattamento delle fobie è relativamente semplice, se non complicato da altri disturbi psicologici, e prevede primariamente un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale di breve durata (spesso entro i 3-4 mesi).
La cura delle fobie, dopo un periodo di valutazione del caso che si esaurisce in genere nell’arco del primo mese, passa necessariamente attraverso l’utilizzo delle tecniche di esposizione graduata agli stimoli temuti. Il paziente viene avvicinato in modo molto progressivo agli stimoli che innescano la paura, partendo da quelli più lontani dall’oggetto o situazione centrale (es. l’immagine di una siringa nuova per un fobico degli aghi o una scatoletta di mangime per un fobico dei cani). Il contatto con tali stimoli viene mantenuto finché inevitabilmente non subentra l’abitudine ed essi non generano più ansia. Solo a tal punto si procede all’esposizione ad uno stimolo leggermente più ansiogeno, in una gerarchia accuratamente preparata in seduta a priori. In questo modo, nell’arco di poche settimane, si riesce a salire sulla gerarchia fino ad arrivare a esposizioni molto più forti, senza suscitare mai troppa ansia nel soggetto e ripetendo ogni esercizio finché non è diventato “neutro”.
Tale procedura può spaventare molto le persone che soffrono di una fobia, poiché implica affrontare vis a vis l’oggetto o situazione temuta, ma se ben effettuata, con l’aiuto di un terapeuta esperto, è assolutamente applicabile e garantisce un successo nel 90-95% dei casi nella cura della fobia.
Curare gli attacchi di panico
Gli attacchi di panico (detti anche crisi d’ansia) sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.
L’attacco di panico ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e dura circa 20 minuti (ma a volte molto meno o di più).
I sintomi degli attacchi di panico tipici sono:
– Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
– Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
– Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
– Tremori fini o a grandi scosse
– Sudorazione
– Sensazione di soffocamento
– Dolore o fastidio al petto
– Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
– Brividi
– Vampate di calore
– Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
– Nausea o disturbi addominali
– Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
La psicoterapia cognitivo-comportamentale prevede generalmente incontri a cadenza settimanale, in cui il paziente svolge un ruolo attivo nella soluzione del proprio problema e, insieme al terapeuta, si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali alla cura degli attacchi di panico, nell’intento di spezzare i circoli viziosi del disturbo.